Circe e la gita al fiumeSta per arrivare la sera, in questa giornata di un autunno ancora caldo e reso umido dal temporale da poco finito.
Carmine non è arrivato, forse è stato scoraggiato dal diluvio di poco fa o chissà che altro.
Poco distante dal campetto scorre un torrente pulito con una pescaia, in cui la gente si mette d’estate a prendere il sole, che invita a fare due passi, anche solo per vedere l’acqua che spumeggia nel salto che fa per raggiungere quella di sotto.
Cammino con calma, lentamente , con le gambe e la testa pesanti non per una giornata di fatiche fisiche, ma per la stanchezza di lavorare al software tutto il giorno in una stanza senza finestre, fra 2 personal computer, luci al neon e un collega bravo ma zitto, due parole in un giorno sono già troppe.
Però decido che a vedere la pescaia ci voglio andare ugualmente.
Ho voglia di sentire il rumore dell’acqua che ricade su se stessa, un suono che si ripete come una nenia, e che genera una piacevole sensazione di pace.
E poi la stanchezza da software si vince attraverso un po’ di sana fatica muscolare, penso che a questo mondo tutte le cose necessitino di un equilibrio per poter funzionare.
Prendiamo la stradella che porta al torrente, attraversando la bella campagna circostante.
Quest’anno la vegetazione è più fitta del solito, forse a causa delle lunghe piogge che hanno inumidito il terreno per tutta la primavera e una parte dell’estate.
La compagna della mia passeggiata si è fermata ad annusare qualcosa, evidentemente molto interessante, visto l’insistenza con cui il suo grosso naso grigio piega i fili d’erba con il suo peso.
Così mi soffermo per aspettare che abbia completato la sua attenta perquisizione di quel metro quadro di campagna, che ha così tanto attratto i suoi sensi.
Mi soffermo e la osservo senza che lei mi veda: è bella, nella sua livrea grigia, mentre si muove nella sua pelle con una sorniona lentezza, un passo dopo l’altro sempre naso a terra, finché un piccolo rumore di lato, poco più in la, risveglia il suo interesse.
Allora con un balzo improvviso, come un grosso gatto, balza sul punto da cui era pervenuto il suono e poi inizia a premere intensamente il muso contro il terreno, per verificare se sotto vi è rimasto qualcosa di interessante.
Poco più in la il rumore prosegue, forse un topolino, che se ne va …
Il rumore dell’acqua incomincia già a farsi sentire, ci stiamo avvicinando alla pescaia, e la sua melodia si sovrappone ai tanti rumori della natura, una musica di sottofondo, come la colonna sonora di un film in cui uccelli, piccoli roditori e noi due siamo i protagonisti.
Il rumore aumenta e finalmente la pescaia si fa vedere.
Il rombo dell’acqua che precipita in basso riempie gli orecchi, e i suoi colori ed il bianco della sua schiuma attraggono lo sguardo.
Sul filo dell’acqua che cade, un pescatore inizia a riporre la sua attrezzatura forse per tornare verso casa, o forse per cercare un punto più favorevole.
Con la sua lunga canna, nel tentativo di riporla, sfiora l’acqua a pochi metri da noi oramai giunti sulla riva del torrente.
Circe attenta lo osserva, non si scompone, aveva già notato quello strano uomo con il cappello sugli occhi, e quel gesto con quel suo lungo bastone la mette in preallarme.
In silenzio e immobile controlla i suoi movimenti come a valutare quali siano le sue intenzioni nei nostri confronti.
Conosco quello sguardo buio, che in silenzio osserva e valuta.
Conosco la mia compagna, il suo equilibrio e le sue terribili reazioni quando difende.
Quando aveva pochi mesi un amico napoletano provò a sfidarla e quando vide la sua reazione mi disse “…. questa cucciola, ha il Vesuvio dentro ……”
Anch’io mi fermo e osservo pacatamente i gesti di quell’uomo che riposte le sue cose si allontana verso l’altra riva.
Nel contempo ascolto la mia compagna che non si è mai mossa ma lentamente ha irrigidito la sua postura e drizzato la coda, quasi a voler dire:
…. Non penserai di venire da questa parte …Quando la distanza ha chiarito definitivamente le intenzioni del pescatore, oramai arrivato sull’altra sponda, Circe inizia ad ignorarlo e torna a prestare il suo favore alla campagna circostante.
Continuiamo la passeggiata indugiando nel cammino quando l’acqua si fa più intraprendente e inizia a formare dei piccoli acquitrini .
E’ qui che cresce prospera una bella varietà di menta, che ho anche nel mio giardino di campagna, ottima per preparare infusi …. chissà se i primi semi sono stati portati dal vento da uno degli orti che si vedono dall’altra parte del torrente.
Poco avanti un folto gruppo di canne di fiume fa una bella cornice al greto del torrente.
Proseguiamo in mezzo alle canne, mi piacciono, spesso sono un fortunato rifugio per animali di ogni tipo, magari avessi la fortuna di vedere prendere il volo un bell’airone grigio, come mi successe qualche tempo fa nel canneto vicino a casa.
Da quando gli inverni sono meno freddi qualcuno decide di svernare da noi.
Sulla mia destra noto qualcosa.
Dietro un balzo erboso a non più di una decina di metri, c’è qualcosa o qualcuno acquattato fra le piante di fiume; Circe non ha avvertito nulla, forse è sottovento o forse è un sacco di nettezza lasciato lì da qualche incivile.
Non mi sento tranquillo, visto il posto isolato e l’imbrunire che si avvicina, metto all’erta il mio angelo custode....
Attentaaaaa …… e con il dito indice indico dove guardare.
Circe al mio comando si accende con una strana magia che pochi cani conoscono, e che solo io posso evocare, rapidamente si trasforma ed una energia invisibile la attraversa da capo ai piedi … dalla groppa una fitta criniera di irti peli si increspa, seguendo la linea del dorso, fino alla coda.
Mentre il petto si dilata allargandosi, gli occhi gialli scompaiono dietro due buie fessure e la testa dritta guarda un punto nella direzione che gli ho indicato.
Con un’espressione fredda e risoluta, rimane in attesa che il pericolo che deve fronteggiare si sveli.
Inaspettatamente un uomo di alta corporatura, non giovane ma magro ed energico, sbuca da dietro il balzo, brandendo uno strano bastone, con uno sguardo che non induce al alcun frainteso.
I suoi occhi si incrociano per un istante con i miei …
Poi con quelli di Circe e, nell’istante in cui lo sguardo dell’aggressore e quello del molosso si incrociano, la magia che avevo prima evocato esplode in tutta la sua potenza e con un ruggito, più simile a quello di una leonessa che non a quello di un cane, il molosso s’avventa contro il malintenzionato.
Il grosso guinzaglio frena Circe ad un passo dal pazzoide che ci ha assalito che, sconvolto dall’inaspettata e terribile reazione, cerca di colpirla con il suo bastone ma non ci riesce … indietreggia di un passo … gli occhi del cane fiammeggiano di rabbia e duro fatica nel trattenerla …. ma è fatta!
Non c’è più storia e l’uomo scappa di fronte alla furia del cane ….
La richiamo esultando di gioia e soddisfazione per come mi ha difeso...
Bravaaaaa, Bravaaaaa …. .Circe mi guarda, gli occhi di uomo negli occhi di un cane …. ed allora la più forte delle magie, quella della fiducia e del rispetto, la spegne e la appaga.
I suoi occhi gialli continuano a fissare i miei e appagano anche il mio cuore … rinnovano un amore e un patto di reciproca amicizia, iniziato migliaia di anni or sono fra uomo e cane, che non si può descrivere a parole.
Lo si può solo vivere.
Senza fretta ritorno verso l’auto lasciata vicino al campetto e vedo che finalmente qualcuno è arrivato, meglio tardi che mai, riconosco Carmine che parla animatamente con altre persone.
Affretto il passo per salutarlo e per raccontargli l’accaduto ma quando sono a pochi metri da lui, Circe si rabbuia e ringhia sommessamente ….
Ed allora capisco tutto ….
Terra e Resta ….la lascio indietro qualche metro e mi avvicino per salutarlo cordialmente …
Delinquente , potevi almeno farti riconoscere … !!!! Ma lui da buon napoletano ride e mi risponde, rivolgendosi più agli altri che a me …
… avete visto come difende o’ padrone ... come o’ lione … poi le cummandi ‘sta bbuona’ , e ti metti pure a parlare con gli amici ..... … a poi voce più alta, come a sottolineare una concetto fondamentale
… chist' è cane 'e presa ! ..Marco
Ottobre 2010 / 2011